Il valore dei fondamentali
di Il Fondamentalista* | 17 aprile 2015 8:00
Alla base dei prezzi del petrolio ci sono i meccanismi fondamentali di ogni mercato. La domanda e l’offerta. Con l’unica differenza che qui i giocatori sono veramente grossi.
Gli speculatori cercano febbrilmente di interpretare i segnali del mercato, le dichiarazioni degli attori, i vincoli fisici e politici, insomma tutti i fattori e gli eventi che possono influire sull’equilibrio domanda offerta.
In questo momento prevale l’opinione (traders, banche e fondi) che il grezzo si mantenga per tutto questo trimestre abbastanza stabile sui valori presenti (50-60 dollari/barile) e possa poi ritrovarsi intorno ai 70 $/bbl per fine anno.
Vediamo qualche considerazione di Supply relativa allo scenario di prezzi sopra indicato.
– Si crede poco,in primis, ad una ulteriore discesa dei prezzi perché il numero di pozzi attivi in Usa si sta riducendo drasticamente. Anche se la produzione di shaleoil al momento ancora non ne risente, il trend è un ridimensionamento della madre di tutti i problemi di eccesso di offerta.
– Gli inventari di grezzo negli Stati Uniti ora sono ai massimi storici, e questa è una grossa spinta a contenere la produzione di shaleoil ma in prospettiva anche a razionalizzarne tutto il sistema.
– I Sauditi d’altra parte insistono nel mantenere alta la loro esportazione e in marzo l’hanno addirittura aumentata per mostrare la loro determinazione a non lasciare quote di mercato agli americani o ai canadesi. Un loro grosso problema è che lo stesso sforzo ad esportare di più lo stanno facendo la Russia, gli Emirati ed il Kuwait.
– Si stima che la produzione di grezzo al momento sia superiore alla domanda di circa 1 milione e mezzo di barili/giorno.
– Una riunione Opec decisiva per gli sviluppi della seconda parte dell’anno è prevista per il 5 giugno. L’esito è incerto. Taglio della produzione o scenari tempestosi?
La logica della manovra dei Sauditi è antica: si cerca di distruggere il nuovo entrante tenendo bassi i prezzi ad un livello tale che i nuovi volumi prodotti non siano più competitivi. E questo non a caso è all’incirca il livello attuale dei prezzi.
Ma l’esito di queste manovre non è mai scontato. Forse è troppo tardi.
Molti produttori di shaleoil resistono anche a break-even o giù di lì perché comunque almeno riescono a pagare i debiti con le banche.
P.S. : Teniamo infine presente che la tecnologia dello shaleoil permette ai produttori di rientrare abbastanza celermente in gioco all’aumento dei prezzi…
(*) Il Fondamentalista è un ingegnere chimico che ha trascorso tutta la propria vita lavorativa nell’industria petrolifera. Raffinazione, logistica, supply, trading e anche marketing in Italia e all’estero. Ora si gode la vita e ogni tanto butta l’occhio su quello che succede.
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